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Forme Farmaceutiche

I preparati disponibili possono essere schematicamente suddivisi in tre grandi categorie

 

PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA ESSICCATA

Infuso

Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli mediante lavorazioni meccaniche. È possibile usare una sola pianta o più piante mescolate tra loro. Si mette il materiale in un contenitore adatto, vi si versa sopra acqua bollente e si lascia raffreddare per alcuni minuti. A questo punto si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a dieci parti di pianta essiccata per preparare cento parti di infuso.

 

Decotto

Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. È possibile usare una sola pianta o più piante mescolate tra loro. Tale materiale si mette in acqua e si porta fino ad ebollizione, poi si lascia raffreddare, si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a cinque parti di pianta essiccata per preparare cento parti di decotto. Tale metodica di preparazione non deve mai essere applicata a piante contenenti principi attivi volatili.

 

Tisana

Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. Una tisana è composta da una miscela di piante medicinali, tra le quali distinguiamo il rimedio base, composto da una o più piante medicinali la cui azione medicamentosa è quella più importante, l’adiuvante, rappresentato da una pianta che ha lo scopo di rinforzare l’effetto del rimedio base, e il correttivo, composto da una o più piante che hanno la funzione di migliorare il sapore della tisana. Generalmente per preparare un litro di tisana si usano da dieci a venti grammi di piante essiccate, ragion per cui essa rappresenta un medicamento che contiene piccole quantità di fitocomplesso e può quindi essere assunto, anche abitualmente, senza timore di effetti collaterali. La tisana può essere preparata per infusione, per decozione, per macerazione o anche, in certi casi, per semplice soluzione. È consigliabile conservare le piante in scatole di legno o di cartone, attraverso le quali non passi la luce.
In genere, infusi, decotti e tisane vanno bevuti al momento della preparazione o entro poche ore da essa, poiché sono forme farmaceutiche facilmente deperibili. Infatti esse fermentano facilmente, soprattutto in estate o se si trovano vicine a fonti di calore, e ciò può compromettere la struttura del fitocomplesso e quindi le caratteristiche curative del prodotto stesso.
È importante sottolineare che queste forme farmaceutiche sono ottenute con un’estrazione acquosa del fitocomplesso, per cui sono utilizzabili solo se i costituenti del fitocomplesso, o almeno la maggior parte di essi, sono solubili in acqua. Inoltre il calore dell’acqua bollente può alterare i principi attivi presenti nella pianta, riducendo in tal modo la sua efficacia. In genere, le tisane hanno un’azione curativa blanda.

 

Polvere

È una forma farmaceutica ottenuta a partire da pianta essiccata, che viene ridotta in polvere tramite macinazione. Le polveri possono essere semplici, se contengono un solo componente, o composte, se ne contengono più di uno. Le polveri micronizzate si ottengono macinando opportunamente la pianta essiccata e sottoponendo poi il prodotto ottenuto a setacciatura, raggiungendo in tal modo una granulometria molto fine e uniforme. Il loro componente predominante dal punto di vista quantitativo è costituito dai materiali di struttura del vegetale, in particolare cellulosa e lignine, mentre i principi attivi sono presenti in quantità piuttosto limitata, non oltre il 10% del peso del prodotto finito. Ciò è vero anche per le cosiddette polveri criofrantumate, ottenute sempre per lavorazione della pianta in toto, ma a temperature molto basse, in genere a -60°C. Il vantaggio di questa tecnica è quello di non causare alterazioni nel fitocomplesso ad opera del calore, che si sviluppa invece durante la lavorazione tradizionale, e questo è particolarmente vero per piante che hanno dimostrato di temere le alte temperature, in particolare quelle ricche di oli essenziali. Le polveri hanno un’azione curativa che può considerarsi discreta.

 

Estratto fluido

Si prepara a partire da pianta essiccata, mettendola a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per determinati periodi di tempo. È un prodotto piuttosto valido, poiché l’alcool è in grado di estrarre la quasi totalità del fitocomplesso presente nella pianta di partenza. Durante la conservazione esso può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Esso è dotato di un grado alcoolico che nella maggior parte dei casi oscilla tra i 20 e i 30°C, ma che alcune volte può raggiungere anche i 60°C. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi dell’estratto fluido sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la grande maggioranza del preparato. L’estratto fluido ha un’azione curativa che può considerarsi discreta.

 

Estratto secco

Si prepara in genere partendo dall’estratto fluido, che poi viene fatto evaporare con metodiche sofisticate quali la nebulizzazione, fino a ottenere una polvere finissima e impalpabile, che è rappresentata in pratica solo dal fitocomplesso tipico di quella pianta. Esso è assai più concentrato rispetto all’estratto fluido da cui deriva. Grazie a questa sua concentrazione e purezza, è possibile procedere alla titolazione, che consiste nel valutare, con tecniche particolarmente sofisticate, non solo la presenza del o dei principi attivi ricercati, ma anche di determinarne esattamente la quantità. In questo modo si ottiene un prodotto di tipo farmaceutico, poiché è possibile determinare le sostanze in esso presenti e di misurarne con precisione la quantità, ottenendo così un rimedio standardizzato e quindi sempre uguale in ogni lotto utilizzato. La dimensione molto piccola dei suoi granuli lo rende molto biodisponibile, perché ne facilita sia l’assorbimento sia l’utilizzazione da parte dell’organismo. Oggi l’estratto secco titolato e standardizzato è considerato il prodotto fitoterapico migliore. L’estratto secco è dotato di un’azione curativa ottimale.

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PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA FRESCA

Tintura madre

Si prepara mettendo la pianta allo stato fresco, quindi entro poche ore dalla sua raccolta, a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per un determinato periodo di tempo. Il liquido viene poi diluito con acqua e alcool secondo la proporzione di nove parti di acqua e alcool e una parte di estratto e viene utilizzato soprattutto in omeopatia. Per la preparazione delle tinture madri si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese o in quella Tedesca, poiché la Farmacopea Italiana non le prende ancora in considerazione. È dotata di un grado alcoolico che in genere è compreso tra i 50 e i 70°C. Durante la conservazione essa può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunta diluendola in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi della tintura madre sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la quasi totalità del preparato. Le tinture madri hanno un’azione curativa piuttosto blanda.

 

Macerato glicerinato

Si prepara mettendo a macerare in una miscela di acqua (20%) alcool (30%) e glicerina (50%) le parti più giovani della pianta: le gemme, i giovani getti non più lunghi di 5 cm e talvolta le giovani radici, per determinati periodi di tempo. Il liquido viene poi diluito con acqua, alcool e glicerina secondo la proporzione di nove parti di acqua, alcool e glicerina e una parte di estratto e viene utilizzato soprattutto in omeopatia. Per la preparazione dei macerati glicerinati si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese, poiché la Farmacopea Italiana non li prende ancora in considerazione. È dotato di un grado alcoolico di 30°C. Durante la conservazione esso può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi del macerato glicerinato sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la quasi totalità del preparato. Nonostante questo i macerati glicerinati hanno un’azione curativa discreta.

 

Succhi di pianta fresca

Sono preparati ottenuti meccanicamente per pressione della pianta fresca, preventivamente frantumata, e sono costituiti dai liquidi presenti nei tessuti vegetali. Essi sono commercializzati sotto vuoto senza l’aggiunta di coloranti o conservanti, e sono una forma molto semplice di somministrazione delle piante medicinali, che può essere paragonata alle polveri. Rispetto a queste hanno però il vantaggio di non aver subito l’essiccamento, capace di provocare alterazioni enzimatiche di alcuni componenti. Questo prodotto è però facilmente deperibile, per cui viene commercializzato sotto vuoto e, una volta aperto, deve essere consumato nel più breve tempo possibile e conservato al freddo. I succhi hanno un’azione curativa discreta.

 

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PREPARAZIONI OTTENUTE PER DISTILLAZIONE E SPREMITURA

Oli essenziali o essenze

Sono forme farmaceutiche ottenute per distillazione in corrente di vapore o per spremitura di una pianta fresca oppure essiccata. Recentemente è stata messa a punto una tecnica di estrazione basata sui gas supercritici, che dà un prodotto migliore, ma molto più costoso. L’olio essenziale ottenuto è una miscela di sostanze organiche, spesso volatili, con odore aromatico caratteristico e in genere piuttosto penetrante. Gli oli essenziali sono poco stabili: all’aria, alla luce e al calore si ossidano diventando scuri, più densi e di odore meno gradevole. Gli oli essenziali sono lipofili, cioè capaci di penetrare anche in tessuti contenenti elevate quantità di sostanze grasse, generalmente liquidi, assai poco solubili in acqua, ma solubili nei solventi dei grassi come alcool, etere, cloroformio e nei grassi stessi come olio di mandorle, oli di oliva e/o di semi ecc. La loro lipofilia ne consente la penetrazione nel sangue in quantità significative anche se usati per via esterna. È necessario accertarsi che gli oli essenziali usati siano purissimi e prodotti quindi da officine farmaceutiche, poiché quelli sofisticati e quelli sintetici possono essere molto più tossici. Recentemente sono stati messi a punto i cosiddetti oli essenziali microincapsulati, che si presentano come una polvere nella quale gli oli essenziali vengono fatti assorbire a particelle di materiali inerti. Gli oli essenziali hanno un’azione curativa ottimale, ma possono essere facilmente tossici se usati in modo non corretto.

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