I preparati disponibili possono essere schematicamente suddivisi in tre grandi categorie
Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli mediante lavorazioni meccaniche. È possibile usare una sola pianta o più piante mescolate tra loro. Si mette il materiale in un contenitore adatto, vi si versa sopra acqua bollente e si lascia raffreddare per alcuni minuti. A questo punto si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a dieci parti di pianta essiccata per preparare cento parti di infuso.
Si prepara mettendo la pianta allo stato fresco, quindi entro poche ore dalla sua raccolta, a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per un determinato periodo di tempo. Il liquido viene poi diluito con acqua e alcool secondo la proporzione di nove parti di acqua e alcool e una parte di estratto e viene utilizzato soprattutto in omeopatia. Per la preparazione delle tinture madri si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese o in quella Tedesca, poiché la Farmacopea Italiana non le prende ancora in considerazione. È dotata di un grado alcoolico che in genere è compreso tra i 50 e i 70°C. Durante la conservazione essa può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunta diluendola in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi della tintura madre sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la quasi totalità del preparato. Le tinture madri hanno un’azione curativa piuttosto blanda.
Sono forme farmaceutiche ottenute per distillazione in corrente di vapore o per spremitura di una pianta fresca oppure essiccata. Recentemente è stata messa a punto una tecnica di estrazione basata sui gas supercritici, che dà un prodotto migliore, ma molto più costoso. L’olio essenziale ottenuto è una miscela di sostanze organiche, spesso volatili, con odore aromatico caratteristico e in genere piuttosto penetrante. Gli oli essenziali sono poco stabili: all’aria, alla luce e al calore si ossidano diventando scuri, più densi e di odore meno gradevole. Gli oli essenziali sono lipofili, cioè capaci di penetrare anche in tessuti contenenti elevate quantità di sostanze grasse, generalmente liquidi, assai poco solubili in acqua, ma solubili nei solventi dei grassi come alcool, etere, cloroformio e nei grassi stessi come olio di mandorle, oli di oliva e/o di semi ecc. La loro lipofilia ne consente la penetrazione nel sangue in quantità significative anche se usati per via esterna. È necessario accertarsi che gli oli essenziali usati siano purissimi e prodotti quindi da officine farmaceutiche, poiché quelli sofisticati e quelli sintetici possono essere molto più tossici. Recentemente sono stati messi a punto i cosiddetti oli essenziali microincapsulati, che si presentano come una polvere nella quale gli oli essenziali vengono fatti assorbire a particelle di materiali inerti. Gli oli essenziali hanno un’azione curativa ottimale, ma possono essere facilmente tossici se usati in modo non corretto.