Istituzioni di elevato valore scientifico segnalano un numero crescente di eventi avversi conseguenti all’uso volontario o involontario di prodotti "naturali", che in alcuni casi ha portato a conseguenze anche molto gravi:
Interazione tra prodotto e terapia in corso:
Ecco alcuni esempi:
Intossicazione da abuso:
Numerosi studi hanno dimostrato che l’uso e soprattutto l’abuso dell’estratto secco di Glycyrrhiza glabra (Liquirizia) può provocare ipertensione arteriosa anche grave con iperaldosteronismo secondario, così come quello dell’estratto secco di Cola nitida o di Paullinia cupana (Guaranà) può causare ipertensione arteriosa e tachicardia e può peggiorare aritmie preesistenti, e si potrebbero fare moltissimi altri esempi.
Danni da prescrizioni scorrette:
Numerosi studi indicano i rischi per la salute conseguenti all’utilizzo di droghe vegetali controindicate in gravidanza quali, ad esempio, le droghe antrachinoniche (Aloe species, Cassia species, Rhamnus frangula e altre ancora) che possono provocare danni al feto o aborto o il Panax ginseng che può provocare androgenizzazione fetale o metrorragie, e anche in questo caso gli esempi di danni alla salute per prescrizioni scorrette potrebbero essere numerosissimi.
Intossicazione da prodotto di scarsa qualità, non controllato, contaminato:
Uno dei moltissimi esempi che si potrebbero fare consiste in un prodotto a base di propoli, che conteneva livelli di piombo 19 volte più elevati di quelli massimi ammessi o nell’uso di una droga vegetale tossica quale l’Aristolochia, in prodotti naturali destinati all’età pediatrica, con insorgenza di gravi lesioni epatiche.
Se è difficile valutare la precisa entità di questo problema in Italia, si consideri che il solo Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, principale centro di riferimento nazionale per le intossicazioni acute, ha evidenziato in modo netto un aumento delle richieste per reazioni indesiderate da prodotti naturali.
L’attività del Centro, oltretutto, è resa particolarmente difficile dall’impossibilità di valutare correttamente l’attività farmacologica di prodotti per i quali non sono dichiarati né chiaramente identificabili (qualità e quantità) i componenti, né sono riportate le titolazioni dei principi attivi.